Ho letto e riletto le linee guida per la fase sapienziale del Sinodo; e posso riconoscere di aver respirato aria buona in parecchi punti, a partire dalla scelta iniziale del racconto di Emmaus come “icona per il discernimento”:
“Punto chiave …è lasciarsi ispirare dallo stile del Maestro: il suo modo di incontrare le persone, di camminare con loro, di accompagnarle e prendersene cura – in una parola, di “fare sinodo” – è il criterio guida…”
SINTONIE
Sotto questo titoletto elenco quindi alcune espressioni di queste Linee Guida che mi fa star bene rileggere, probabilmente perché mi richiamano il linguaggio dei tempi in cui ho scelto di entrare in condizione operaia:
– Non si testimonia nulla stando in una posizione esterna, ma solo condividendo i luoghi in cui si può spezzare il pane della comune umanità.
– Sentirsi umano in mezzo all’umanità, senza la pretesa di rivendicare spazi di privilegio ed egemonie culturali, ma ponendosi come sale, luce, lievito, seme, grano di senapa…
– Intercettare la sete di verità, bellezza e giustizia dell’umanità… attingere alla vita coerentemente vissuta di chi si esprime attraverso di essa. Occorre tornare a frequentare il cortile del comune contesto culturale, non più esclusivamente dominato da una visione religiosa della vita.
– Per essere all’altezza del tempo e delle sfide odierne, bisogna …fare i conti con la fatica di abbandonare il certo per l’incerto, con resistenze, stanchezze e timori di varia natura; saper abitare una sorta di cantiere permanente, nel quale il nuovo prende forma piuttosto lentamente e per via di tentativi che provano a percorrere vie nuove e inesplorate.
– Infine, a proposito di “esperienze positive in campo ecumenico e interreligioso: l’ascolto reciproco fa cadere tanti pregiudizi e aiuta a individuare ciò che unisce. Riflettere su queste esperienze, tentarne di nuove…”.
Bello, vero, questo linguaggio? Come se queste righe fossero state scritte da qualche preteoperaio di decenni fa… O, forse meglio, come se dopo qualche decennio il nostro linguaggio di un tempo fosse riuscito ad essere adottato almeno da una fetta di questa nostra umanità.
E PERÒ…
E però le sintonie che sono state suscitate in me da tante belle affermazioni sono state progressivamente smorzate da…
– dal ricordo di quel Martini che, poco tempo prima di morire, ha affermato che la Chiesa è in ritardo di 200 anni;
– dalla domanda: ma quanto tempo ci vorrà perché – per fare solo un esempio – venga riaffrontata tutta la tematica dei ministeri nella linea di cui queste pagine parlano con intelligenza e saggezza?
– dall’apparente incapacità di “fare i conti con la fatica di abbandonare il certo per l’incerto, con resistenze, stanchezze e timori” (di cui sopra, una quindicina di righe fa)
– da… eccetera eccetera…
E INFINE ANCHE DISTONIE / DISSENSI
Non riesco a concludere queste note senza concedermi il lusso di esprimere il mio disaccordo netto (distonie, tutt’altro che sintonie!) sui seguenti tre punti:
– Là dove si afferma che “i cristiani da sempre sono in prima fila nella costruzione di un mondo più conforme alle esigenze del regno di Dio”. Mi pare che questo sia non solo un luogo comune, ma anche un falso storico; se mai, ci tocca accontentarci di affermare che sempre lo Spirito ha suscitato anche tra i cristiani qualcuno che si è posto in prima fila… aggiungendo però quanto ostacolato, frenato, perseguitato (la vita di Gesù Cristo docet).
– Per inciso, mi fa sorridere l’affermazione: “occorre riflettere attentamente su come accrescere, sia nelle comunità cristiane sia nella società civile, la cultura teologica”. Ma come accrescerla, questa cultura, nella società civile se nelle università pubbliche per imposizione della Chiesa di Roma, non possono esistere facoltà teologiche? Si direbbe che la Chiesa cattolica continua a proibire una libera ricerca teologica tra i cittadini italiani.
– Così ancora, là dove vengono elencati gli elementi necessari per il discernimento comunitario, si parla di “obbedienza ai Pastori, cui spetta disciplinare la ricerca e dare l’approvazione definitiva”; ma la nostra esperienza di rapporto (dialettico, nel migliore dei casi…) tra noi preti operai e i nostri Pastori ci rende alquanto diffidenti sul buon esito di qualunque progetto di sinodalità, se il compito di disciplinare e di approvare è lasciato unicamente ai Pastori. Forse occorre parlare anzitutto di necessaria obbedienza dei Pastori. A chi?
In questo “cambio d’epoca” (così dice papa Francesco, e così dicono anche queste Linee Guida), probabilmente tutti quanti noi che osiamo dirci umani, saremo condotti ad affrontare la nostra contraddizione principale: chiamiamola quella sopra/sotto, quella che spinge (istintivamente?) ogni umano a ritenersi e a dimostrarsi superiore all’altro; e che costringe l’altro a rassegnarsi ad essere inferiore, sottomesso, suddito. Questa contraddizione accompagna da sempre la storia dell’umanità; e riguarda certamente gruppi, tribù, società, popoli, nazioni; e religioni, ovviamente. Così noi cristiani ci riteniamo superiori in quanto cristiani, mentre da duemila anni il nostro povero Cristo si ostina a ripeterci che no, io non vi conosco! (…la splendida lezione del buon samaritano!).
Quanto necessario e urgente sia diventare davvero fratelli e sorelle, costruire un’umanità tra pari, nella quale potenti e superbi vengano abbassati , umili e poveri innalzati… anche questo a noi PO ce l’ha insegnato la dura scuola della condizione operaia.
Luigi Consonni
Settembre 2023