Sirio Politi / Ultimi scritti (3)


 

Il recente referendum è stato occasione e provocazione di contrasti, valutazioni, di amarezze stupide ed esaltazioni artificiose. I partiti sono capaci di tutto meno che di onestà e serena oggettività. Le troppe astensioni ne sono l’accusa.

Non mi è possibile però nascondere la giusta soddisfazione di vecchio antinuclearista. E non è tanto per la vittoria (è sentimento sciocco se in contrapposizione alla sconfitta) ma unicamente perché l’utopia iniziata a palpitare nei sogni di trent’anni fa sulle piazze, a Capalbio, a Montalto di Castro, a Caorso, sulle timide paginette dei giornaletti della Nonviolenza, dei pacifisti, dei gruppi più o meno sparuti e dipinti delle manifestazioni, a fare folclore antinucleare, rischiando giudizi di pazzoidi, di arruffoni del buon comportamento politico, della saggezza lungimirante dei partiti, preoccupati per questa manica di urlatori decisi a riportare l’umanità, dal progresso dell’Enel, al lume di candela…
Fu pesante a quel tempo l’utopia e carica di angosciosa perplessità a decidersi di farsi manifestazioni di blocco delle strade, del traffico ferroviario, di scontri con la polizia: questa fatica pazzesca di infiltrare l’utopia dell’antinucleare nell’opinione pubblica, nelle centrali del Potere, nei sacrari della scienza e del progresso…
Fu assai dura e lottata con passione la vittoria al Tribunale di Grosseto con piena assoluzione per manifestazioni non autorizzate e blocco ferroviario.
E amarissimo, sconcertante, in sede di Corte d’Appello a Firenze, la condanna a sei mesi di carcere e cinque anni di condizionale: e la Legge credette in quel mattino piovigginoso di aver respinto ancora una volta l’utopia a vagare nel mondo dei pazzi e a garantire cosi la libertà di progresso all’inciviltà criminale del nucleare.
Ecco che quell’utopia adesso è diventata la Legge, orgoglioso motivo di civiltà, provocazione a ricerche scientifiche risolutive, a piani energetici a misura di uomo e di rispetto ecologico…
Quando l’utopia dal mondo dei sogni, dove logicamente nasce, si matura, acquista possibilità e sostanza d’autentico valore di umanità, a poco a poco, ma irresistibilmente, scende, si cala, entra nel tessuto di vivere umano, quindi diventa movente, provocazione politica, allora l’utopia diventa l’unica forza capace di rovesciare l’impossibile e di rendere concretezza il sogno.
Questa sul nucleare è la prima violenza, non violenta, che dimostra che l’utopia è questa forza nascosta nell’idealizzazione, nell’immaginario, nella fantasia, nel sognare l’impossibile nell’inconscio del cuore dell’uomo, dell’umanità.
E può tradursi quest’utopia in concretizzazioni giuridiche, di ordinamenti sociali, d’imposizioni economiche, di limitazioni e abolizioni militari: può cambiare, rovesciandola, la storia e le leggi e la cultura che con assoluta prepotenza stavano dominando e determinando il vivere e il convivere con padronanza assoluta e arrogante.
Ora aspettano al varco dell’ingresso nella storia altre utopie come primi sogni della notte.
Il cammino può essere lungo ma anche breve. Dipende da come e quando il grande potere, le ragioni di Palazzo, la violenza del profitto ecc. saranno costretti dal dilagare delle utopie, antichi, frustrati, e sempre risorgenti sogni d’umanità, a prendere atto che i tempi sono e stanno cambiando; l’utopistico, l’impossibile, può diventare realtà, carne e sangue e anima di uomo e di donna, di popoli, di storia di umanità.
E’ il tempo in cui l’utopia è come la scintilla caduta dal cieloe dà fuoco alla foresta.
La piccola goccia di rugiada che il primo raggio di sole al mattino trascolora in oceano.
E’ come un bambino, l’utopia, che piange e sorride, ma cresce inarrestabilmente…
Quest’utopia, adorabile come il sogno di Dio e che si chiama con mille nomi: Pace, Uguaglianza, Libertà, Dignità, Fraternità.., ma specialmente il suo vero nome è Uomo.

(da “Lotta come Amore”, ottobre 1987)


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