Ricordiamo Gianni Belotti / 1


 

Nel 1980 i preti operai lombardi si sono dati appuntamento a Fontanella di Sotto il Monte (BG) per trascorrere tre giorni nella comunità di David Maria Turoldo. Tre giorni nei quali ognuno presentava se stesso agli altri venti che erano presenti per conoscerci e darci un metodo per i nostri incontri periodici. Ne nacque la prima raccolta delle nostre testimonianze che prese forma in un ciclostilato curato da Gianni Alessandria. Questo fu lo schema della testimonianza che Gianni Belotti ci ha lasciato e che riportiamo.

Piccola storia

– Quasi 6 anni come cooperatore in oratorio.
– 14 anni nel terzo Mondo (Africa-Burundi).
– 4 anni come scelta del P.O., voluta e ritenuta logica e naturale dopo l’esperienza in Africa per continuare a vivere l’esperienza vita-fede in una condizione di lavoro.

Motivazioni

– Come segno di fedeltà a Dio e all’uomo. Una fedeltà come servizio agli altri: quello che per il vangelo è il ‘prossimo’ fu sempre la radice delle mie scelte di prima e che ritengo come atto di giustizia da rendere con le opere.
– Mazzolari: “Il temporale è pure cosa tua, o Signore; tuoi sono i cieli e la terra e tutto ciò che nei cieli e la terra è contenuto. E se nessuno mi aiuta a passare per mezzo di essi, mi disamorerò dell’eterno”.
Rimanere dentro questi ‘cieli e terra per sentirmi col servizio concreto non per la gente ma con la gente, e quella più debole e bisognosa la quale con tutte le sue contraddizioni è ‘buona gente’ di un Regno che si costruisce.
– D’obbligo il vivere una condizione umana guadagnando anche il pane quotidiano come dipendente salariato e come amore a tutta la vita.
Impegno di vita che tenta di esprimersi anche fuori in territorio – quartiere – parrocchia che come in fabbrica sia più ‘incarnazione’. Non faccio più distinzione tra le due cose (e ambienti concreti). Tutto la vita, come per ogni operaio, non è solo la vita in fabbrica, ma di necessità portare una vera armonia fra il privato e il sociale.

Strumenti

Oggi vale molto il recupero del ‘dono dell’amicizia’ vissuta in semplicità, umiltà e povertà… come forma per rimanere dentro le situazioni difficili e diverse anche con persone diverse e difficili… pronte per la rottura e causa di non poca sofferenza.

Nella Chiesa e per la chiesa

– Mantenere e far vivere il desiderio che la chiesa capisca, come amore e provato e sofferto: ragione di più per farlo
– Scontri nella chiesa sono necessari per la sua vitalità, crescita e ricchezza perché la scelta comunitaria punti davvero, sull’essenziale e necessario.

Limiti

– La paura di non essere capito, accolto, di essere l’infido da una parte e dall’altra.
– L’essere in pochi e rimanere isolati.
– Una pazienza che è sempre aspettare.
– Anche con la Parola di Dio non avere la pretesa di risolvere tutti i problemi.

Prospettive

Per ora continuare cosi, con gli impegni concreti iniziati, come alternativa di ricerca sincera nel rispetto pluralistico.

GIANNI BELOTTI

 


 

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