Condizioni di lavoro
Fotografia di gruppo
La cooperativa Calzaturificio Castello di Ostiano ha compiuto 5 anni. Possono sembrare pochi, ma per il sottoscritto e per i miei compagni di lavoro hanno significato un mare di progetti, speranze, fregature, condivisione e scontri: insomma una storia vera.
Alcuni dei soci se ne sono andati chi in pensione, chi scegliendo un altro ambiente di lavoro ritornando, diceva il Bruno, ad “essere soltanto lavoratore dipendente con meno grattacapi e con uno stipendio migliore”.
La maggior parte però è rimasta: dei 20 soci iniziali a tutt’oggi in cooperativa siamo in 16; nel frattempo sono stati assunti 7 giovani: 3 a contratto formazione lavoro e 4 come apprendisti.
La presente fotografia di gruppo ha per noi tutti un preciso significato:
finora abbiamo vinto una “scommessa” con alcuni profeti di sventura (ci davano un massimo di tre anni di vita!) e siamo tutti convinti che ne è valsa la pena.
È vero che in questi 5 anni non abbiamo accumulato un gran profitto, anzi a volte abbiamo messo dentro del nostro in tempo e denaro, tuttavia ci siamo assicurati un salario contrattuale e, quel che più conta, siamo cresciuti come conoscenza e capacità di gestire la nostra forza lavoro e professionalità (pur sapendo che le commerciali che ci danno il lavoro ci sfruttano!).
Giovani in cooperativa: visti da vicino
All’inizio lo scopo primario della cooperativa è stato la difesa del nostro posto di lavoro, messo in crisi dal fallimento del calzaturificio presso cui lavoravamo. Ma un’altra motivazione, non secondaria, era quella di dare vita e stabilità ad una realtà produttiva che potesse in futuro offrire un posto di lavoro anche ad altri, vista la precarietà occupazionale che caratterizzava il nostro territorio.
Tenendo presente questa prospettiva abbiamo privilegiato l’assunzione di 7 giovani: Patrizia, Elena, Massimo, Maurizio, Roberto, Michele e Giorgio.
In accordo con il Consiglio di amministrazione della cooperativa, in questi anni si è cercato di inserire questi giovani nell’ambiente di lavoro tenendo presenti le loro caratteristiche e capacità. Qualcuno aveva già una precedente esperienza lavorativa in aziende artigiane, altri sono assunti in prima occupazione.
In genere la scelta del lavoro per loro è stata determinata dalla “non voglia di continuare a studiare”, magari pensando che fosse meno faticoso; per qualcuno invece dalla volontà di cominciare a guadagnarsi da vivere potendosi così concedere cose che prima non poteva.
Non hanno preferenza per lavori particolari; lavorare è sentito da tutti come un diritto – dovere allo scopo di mantenersi partecipando all’economia familiare. Lavorare è una necessità: e siccome il nostro territorio non offre molte alternative, qualsiasi lavoro è buono se permette di guadagnarsi da vivere dignitosamente.
Con i loro amici in genere non parlano molto del lavoro che fanno. Molta attenzione invece prestano ai rapporti personali che si instaurano nella dinamica quotidiana del produrre: lavorare comporta senz’altro fatica, ma un conto è subire e altra cosa è sentirsi responsabilizzati di quanto si fa.
È questa la differenza più rilevante che notano nel nostro ambiente di lavoro: bisogna lavorare “perché nessuno regala niente”, ma quanto fanno e devono fare non è visto soprattutto come una imposizione e basta.
Come tutti i soci, anch’essi partecipano volentieri ai momenti in cui ci si mette al corrente delle prospettive di lavoro, dei progetti e problemi della cooperativa; molto positivi sono stati gli incontri durante i quali abbiamo cercato di capire “le voci e i meccanismi della busta paga” in rapporto al costo del lavoro.
Politicamente sono molto digiuni, generalmente critici verso tutti i partiti; qualcuno ha un giudizio molto negativo verso il sindacato. In questo rispecchiano una provenienza sociale di nuclei familiari operai in cui la politica purtroppo viene ancora subita o mal sopportata.
Vivere uno spazio di gratuità
Dicevo all’inizio che in questi cinque anni abbiamo acquistato una notevole capacità gestionale della nostra forza lavoro e della nostra professionalità, traguardo che ci ha permesso finora di reggere in una realtà di mercato in cui la concorrenza non perdona ingenuità o pressapochismi.
Inoltre la presenza di questi giovani e il loro graduale inserimento nel ritmo produttivo della cooperativa, anche se ha richiesto a molti soci un carico di lavoro più pesante, che spesso ha comportato una “attenzione” che andava oltre il semplice rapporto di lavoro, in questi anni abbiamo tutti accumulato un buon “profitto” che sono certo resterà, comunque vada a finire la nostra storia: provare il gusto di “vivere uno spazio di gratuità” anche nell’ambiente di lavoro.