Il Vangelo nel tempo (4)


 

Mi ha colpito un aneddoto che circolava in Germania ai tempi del nazismo, quando si è tentato di inglobare il cristianesimo dentro il razzismo, la supremazia della razza ariana, il dogma assoluto della religione hitleriana. Un pastore antisemita prima di iniziare il suo sermone diede questo avviso: «Se c’è un ebreo in questa Casa di Dio, si alzi e se ne vada». Non si alzò nessuno e il silenzio rimase profondo. Ma il crocefisso che era al di sopra del pulpito si staccò dalla parete e lentamente scomparve. E’ un aneddoto, non la cronaca di un evento, ma il senso reso è profondo: Gesù, l’ebreo, lascia quel tempio, che rimane vuoto di lui e riempito di bandiere con la svastica. L’idolo ha preso il suo posto: vuole sempre sangue ed è connesso a tragedie sociali che si moltiplicano.

Una cosa analoga viene narrata nella Bibbia. La troviamo nel libro del profeta Ezechiele, vissuto al tempo del nuovo esilio all’inizio del VI secolo a.C. con la distruzione di Gerusalemme, del suo tempio e la deportazione della parte più rappresentativa del popolo Ebreo. Narra il profeta che l’idolatria era talmente diffusa che aveva occupato perfino il tempio e allora Dio lo abbandona e la sua gloria, cioè la sua presenza, segue la strada del deserto ove il suo popolo viene condotto in esilio. Un Dio mobile dunque. Si sposta altrove. Quando l’idolo, produzione umana che si riveste di divino e che tende ad occupare tutto lo spazio geografico e mentale, domina, allora l’Altro, il vero divino emigra. E dove va? Possiamo intravedere le sue orme?

Ne La notte, un piccolo libro di Elie Viesel, premio Nobel per la letteratura, troviamo il racconto del suo internamento nei campi di concentramento nazista di Auschwitz e Buchenwald. Vi è narrato un episodio agghiacciante, spesso citato da molti autori, che riporto per la domanda che viene posta e per la voce che nel silenzio risponde. Tutti i prigionieri vengono raccolti e obbligati ad assistere all’impiccagione di tre persone, come rappresaglia esemplare: due adulti e un bambino. I due muoiono rapidamente, il bambino no. Lo scrittore ebreo, ricordando gli attimi eterni di quella agonia, racconta: «Dietro di me sentii il solito uomo domandare: – Dov’è dunque Dio? E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: – Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca…». Se c’è un Dio, sta con la vittima, non dalla parte di chi opprime obbedendo all’idolo della forza.

Il Vangelo di Matteo, al capitolo 25, ci rappresenta l’approdo ultimo dell’intera vicenda umana, dove avviene la manifestazione (= apocalisse) dell’arcano della storia, nascosto agli occhi, ma sempre operante nella realtà quotidiana. E’ l’identificazione di Gesù con l’affamato, l’assetato, chi è nudo, lo straniero, l’ammalato e il carcerato. Sì, si identifica anche con l’estraneo e lo straniero. Per il Vangelo l’atteggiamento di aiuto o di rifiuto è determinante rispetto alla relazione con Lui. «Mi hai accolto» oppure «Mi hai rifiutato». Già nella Bibbia Ebraica, l’Antico Testamento, dove è centrale la categoria della giustizia, c’è il comando di soccorrere il povero, l’orfano, la vedova e la straniero, cioè i più deboli. Non è «buonismo», ma un mandato preciso. Si può credere o non credere a queste parole di Gesù e dell’Antico Testamento. Può piacere o non piacere.

Quello che è intollerabile è di utilizzare dei simboli, tipo il crocifisso, il rosario o il libretto dei i vangeli per far loro dire il contrario, riducendoli a protesi idolatriche della propaganda. In un raduno di Pontida una donna esibiva con orgoglio un cartello con su scritto: «se non vuoi il crocifisso torna al tuo paese». In verità Colui che è stato crocifisso si trova là in mezzo a coloro che sono sospesi tra la vita e la morte, gli attuali crocifissi, che attendono una mano che li salvi dalle onde. Se questa mano si ritira è la morte che vince. Ecatombe senza fine. L’Europa, non solo lei, che per secoli ha succhiato risorse e ricchezze, e continua a farlo, dall’Africa e da altre parti del mondo, chiude le sue barriere in questa crisi epocale.

E’ vergognoso. Se poi si impugna il crocifisso è blasfemo.

Roberto Fiorini


 

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